IL FRASEGGIO

© Domenico Nordio-DNC, 2022
IL LIBRO NERO
DI UNO STRIMPELLATORE
© Domenico Nordio-DNC, 2022
IL LIBRO NERO
DI UNO STRIMPELLATORE
© Domenico Nordio-DNC, 2022

Diventare un uomo migliore:
la mia più grande illusione.
Vai ai contenuti

IL FRASEGGIO

Domenico Nordio
13 Gennaio 2022
Per essere musicalmente comprensibili, si ha da essere espressivi; si devono, cioè, esprimere dei concetti chiari. E’ per questo che la caratterizzazione delle “frasi” è fondamentale: esattamente come quando si parla, bisogna saper modulare gli atteggiamenti, per evidenziare i diversi elementi del pensiero.

Esempio.

“Io suono il violino”: proposizione sulla quale, nel soggetto, nel predicato o nel complemento, posso porre un particolare peso vocale, modificandone l'impatto. Marcando il soggetto, mi soffermo sull'importanza di chi compie l'atto; marcando il complemento, invece, sottolineo il mezzo con il quale l'atto si compie; marcando il verbo, infine, enfatizzo l'atto in sé. Gli attori lo sanno bene: l’accento esecutivo è fondamentale per l'espressività.

Insomma, anche in musica la frase è alla base di tutto. Ma come si individua?

“La frase è la parte del discorso che si può cantare con una sola emissione di fiato”; ma anche: "La frase è quella parte del brano che, estrapolata dal contesto, riesce ad avere un significato proprio".

Come detto, cantare è importantissimo (lo sosteneva Schumann). Si canta fino a quando si riesce ad avvertire un inizio, seguito da uno svolgimento e da una fine, indipendentemente da quel che è successo prima o verrà dopo. Così si apre un universo: ognuno può sentire "compiute” frasi che, per altri, possono essere “sconclusionate”; ognuno, inoltre, su quelle frasi può sfumare a piacimento (quindi, "fraseggiare").

In tanti abbiamo una concezione puramente strutturale della musica e ci interessiamo dell'asettica relazione fra note, metriche, dinamiche e armonie. Non è solo colpa nostra, dato che di solito la formazione si concentra sull’oggettivo. Quante volte, in conservatorio, abbiamo sentito parlare di “prima frase” e di “seconda frase”, senza che fossimo spinti a fornire una analisi soggettiva, che poggiasse sulla valutazione del perché il compositore avesse scritto in quel modo?

Determinare la frase nella sola forma, senza preoccuparsi del suo senso, è una castrazione: un interprete si deve spingere oltre i segni scritti, se non vuole limitarsi ad essere un esecutore.


Torna ai contenuti