IL NUOVO REPERTORIO

© Domenico Nordio-DNC, 2022
IL LIBRO NERO
DI UNO STRIMPELLATORE
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IL NUOVO REPERTORIO

Domenico Nordio
Pubblicato da Domenico · 27 Maggio 2023
Alle prese con le bellissime, e difficilissime, Mystery Sonatas di Lang, son qui a chiedermi perché, dopo quasi quarant'anni di onorata carriera, stia ancora allargando il repertorio con brani contemporanei, magari per eseguirli pochissime volte.

Certo, ci sono le opportunità. Capita, infatti, che una stagione simpatica ti commissioni dei pezzi, e ti venga la voglia di metterli sotto per il piacere di esibirti di fronte a un bel pubblico (Lang, ad esempio, mi è stato chiesto dal Sonora Festival di Merano e, successivamente, da MilanoMusica, ambedue vetrine prestigiose per la musica d'oggi). Ma, essendo io ormai giunto alla pace dei sensi, questa non è di certo una molla sufficiente.

Ecco: per me ampliare gli orizzonti è contribuire, nel microscopico, a mantenere le menti vive. La mia, e quelle di chi ha la bontà di darmi retta. Le stagioni di oggi sono infarcite di tanta musica inutile, messa lì perché è di facile ascolto, popolaresca, semplice da eseguire. Penso, ad esempio, alla marea di musica barocca, sempre uguale a se stessa, così rassicurante, con i suoi banalissimi giri armonici e le limitatissime difficoltà esecutive. Però la musica non deve solo rilassare, deve saper porre dei quesiti. Ascoltando un pezzo nuovo, che abbia un suo senso (occhio: di schifezze ne girano tante, scritte con i piedi da celebrati compositori viventi), dovrebbe alzarsi la soglia di attenzione e i pensieri sulle ragioni e sui perché dovrebbero farsi largo. Insomma, si dovrebbe essere profondamente stimolati. Ma quanti ascoltatori, oggi, hanno la voglia di mettersi davvero in gioco? La cultura musicale media si è abbassata, perché la volontà di allargare la platea a dismisura, dettata da motivazioni non sempre nobili (è chiaro che, senza pubblico, i teatri chiudono baracca e burattini), ha aperto le porte a chi all'arte è interessato zero. Così, in sala ci va anche chi confonde Beethoven con Angelina Mango, pensando che tutta la musica, di qualsiasi genere, abbia la stessa ragion d'essere: quella di svagare. E invece non è così. Mozart, Beethoven, Prokofiev, Stravinsky, addirittura Brahms, solo per citarne alcuni: tutti compositori scomodi, che non si sono limitati a compiacere il loro pubblico e i loro committenti. Molti dei loro capolavori sono stati fischiati, perché troppo innovativi. Oggi, invece, la loro musica è accettata, perché ampiamente vissuta, sviscerata, digerita, capita. Quel che, ai nostri tempi, in pochi sembra siano in grado di fare.

Ma, per gli esecutori, ingrandire il repertorio ha anche dei vantaggi pratici.

Il concertista è come l'esploratore, che si sente vivo quando è di fronte a sfide inaspettate, riuscendo così a mantenere alta la soglia di attenzione. Che poi, ad una certa età, sarebbe umano adagiarsi, soprattutto quando si è studiato tanto, per tanti decenni di fila. Ma per il concertista non è così. Il concertista sa bene che la tecnica è come il segnale del digitale terrestre: per garantire un livello sufficiente alle sue esecuzioni, il segnale deve essere pulito, altrimenti non è che si vede male, si vede nulla. La musica contemporanea è una palestra strepitosa: la ricerca di nuovi linguaggi compositivi, infatti, va sempre di pari passo con la sperimentazione strumentale, costringendo il musicista a continue verifiche sulle sue abilità.

Amen.


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